I giudici capitolini nella scorsa udienza avevano dato il via libera alla riapertura del processo accogliendo la richiesta avanzata dalla Procura Generale che ha sollecitato l’ascolto di 44 testimoni. La Corte ha quindi deciso di partire dai consulenti. L’udienza si è aperta con la proiezione in aula del video del sopralluogo nel boschetto di Fontecupa, nel territorio di Fontana Liri, con il drammatico rinvenimento del cadavere il 3 giugno di 22 anni fa. Immagini shock con il corpo della ragazza disteso e parzialmente nascosto da piante e rifiuti: i piedi legati con il fil di ferro e la testa avvolta in una busta. Poco distante anche i libri che aveva con sé quel giorno.
Secondo Cattaneo, Serena è deceduta “tra le 13.30 e le 20 del primo giugno di 22 anni fa. Ha avuto un trauma cranico senza sanguinamento. Un colpo moderato al cranio – ha aggiunto – ed è morta lentamente per asfissia”. La consulente ha aggiunto che la forma del cranio della giovane è “compatibile con il buco trovato nella porta della foresteria della caserma dei carabinieri di Arce. La testa ha impattato contro quella porta con l’arcata zigomatica. Oggi la professoressa Cattaneo ha detto di aver trovato in cancelleria solo uno di questi calchi – ha affermato l’avvocato Mauro Marsella, uno dei difensori della famiglia Mottola -. Non è un dato di secondo ordine secondo noi perché priva la difesa della possibilità di dimostrare che vi sia compatibilità comunque con entrambi i pugni”.
Tra i testimoni per i quali l’accusa ha chiesto la convocazione a piazzale Clodio anche Bernardo Belli, papà del carrozziere Carmine imputato di omicidio assolto nel primo processo: deve confermare o smentire di aver saputo dal figlio che la mattina del 1 giugno Marco Mottola e Serena avevano litigato nei pressi di un bar.
Nella lista dei testi da ascoltare anche il barbiere di Mottola junior per sapere se dopo il delitto aveva cambiato il taglio dei capelli.