Due studiosi moscianesi, Duilio Shu e Antonello Ciabattoni, sono i vincitori della sezione Manoscritti storici (Sezione Saggistica) della XXII Edizione del Premio Letterario Internazionale «Lago Gerundo» 2024, Città di Paullo, con il testo “Un grande moscianese del passato: il notaio Anzellotti di Mosciano (XIV-XV secc.)”, attraverso i manoscritti dello storico Nicola Sorricchio di Atri, Mosciano Sant’Angelo 2023. La presentazione del libro è della professoressa Rossana Torlontano dell’Università degli Studi «G. d’Annunzio» di Chieti-Pescara, la quale ha promosso e curato, in qualità di coordinatrice scientifica, l’edizione digitale dei Monumenti Adriani e degli Annali Acquavivani, ovvero la riproduzione e la consultazione digitale in rete dell’intera raccolta dei manoscritti di Nicola Sorricchio (1710-1785), e ha fermamente creduto nel progetto editoriale dell’opera in questione. La pubblicazione è stata promossa dall’Associazione “Città Aperta”, presieduta dal professor architetto Josè Maiorani. Gli avvenimenti storici, desunti da una cronaca redatta dal notaio-cronista Anzellotti de Musciano (XIV-XV secc.) e narrati in dieci frammenti, si svolgono nell’arco di 36 anni: dalla morte del primo duca d’Atri, Andrea Matteo I d’Acquaviva, ucciso nel 1407 in una congiura ordita dalla famiglia Melatino di Teramo, alla riconquista di San Flaviano (Giulianova) nel 1443 da parte di Giosia Acquaviva. Il libro, accuratissimo dal punto di vista storico-linguistico e secondo una prospettiva prettamente storica, contiene numerose novità, come ad esempio l’assedio di Musiano del 1415 da parte di Conte da Carrara, vicerè d’Abruzzo; l’eclissi totale di Sole del 1431; la scoperta del luogo e della data della tragica fine di Andrea Matteo II Acquaviva, figlio di Pier Bonifacio, o l’abile strategia di quest’ultimo, che, relegato al solo ruolo di vendicatore del padre Andrea Matteo I, si rivelerà protagonista, anche se per un breve periodo di tempo, desideroso di riaffermare il prestigio e il potere della signoria acquavivana. Inoltre il libro ha l’inconfutabile merito di aver sottratto all’oblio il primo storico di Mosciano e soprattutto “un grande moscianese del passato”.