“L’Unione Africana ha acquistato 270 milioni di dosi” da Pfizer, AstraZeneca e Johnson & Johnson e le prime dosi dovrebbero essere distribuite “a partire da febbraio”.

“L’UNIONE AFRICANA HA ACQUISTATO 270 MILIONI DI DOSI.

Così ha annunciato Ahmed Ogwel Ouma, vicedirettore dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Africa Cdc), intervenuto al webinar ‘No one left behind: international health cooperation in the Covid-19 era’ (‘Nessuno sia lasciato indietro: la cooperazione sanitaria internazionale nell’era del covid-19’) organizzato da Link 2007 – associazione che riunisce alcune tra le principali ong italiane – con interventi di esponenti del mondo del terzo settore ma anche della politica.L’acquisto delle dosi rientra nelle varie strategie implementate dall’Ua per rispondere alla pandemia di Covid-19, che in Africa, sottolinea il dirigente, “ha fatto registrare un numero ridotto di casi, e questo successo è frutto di un approccio preciso: le sfide sanitarie si vincono attraverso le partnership tra istituzioni pubbliche, settore privato, istituti di ricerca, ong e organizzazioni umanitarie. Ora però diventa cruciale rafforzare il settore sanitario dei singoli Paesi: se non lo facciamo in fretta, la prossima pandemia sarà peggiore di questa”. Il vicedirettore dell’Africa Cdc ha insisto sull’importanza di “mantenere sana la catena delle forniture” sia per il bene delll’economia sia per avere “disponibilità di cibo”, ma anche per “garantire i materiali medico-sanitari”. In questo senso, Ogwel Ouma ricorda la creazione di una piattaforma online per facilitare l’acquisto di materiali come mascherine e farmaci, oppure il consorzio per potenziare la capacità clinica dei Paesi per i test e, ora, per approvare a livello nazionale i vaccini che l’Africa Cdc ha acquistato attraverso la African Vaccine Acquisition Task Team (Avatt)”. L’obiettivo “è immunizzare al più presto le categorie a rischio e il personale in prima linea ma, soprattutto- ha evidenziato Ogwel Ouma- l’immunizzazione deve procedere di pari passo nei vari Paesi africani, altrimenti sarà molto difficile porre fine a questa crisi”.    Roberto Ridolfi, presidente di Link 2007, ha introdotto il webinar ricordando che “la pan-crisi che sta seguendo la pandemia rende ancora più difficile rispondere alle crisi nei Paesi più in difficoltà, soprattutto a causa del taglio ai fondi agli aiuti allo sviluppo”.
   
“Per questo- l’appello del dirigente- l’Italia quest’anno, attraverso la presidenza del G20, ha l’occasione unica di introdurre in agenda quello che possiamo definire il ‘Recovery Plan’ per i Paesi africani. Noi di Link 2007 abbiamo proposto il ‘Release G20’, che chiede di ristrutturare il debito per dare più possibilità finanziarie ai governi per affrontare questa fase”.
   
Un appello che non ha trovato impreparata la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, che ha assicurato: “La pandemia ci ha dimostrato quanto sia centrale rafforzare la resilienza dei sistemi sanitari, affinché davvero nessuno sia lasciato indietro nella lotta al Covid-19. Per questo la nostra presidenza italiana del G20 ha scelto il Covid-19 tra gli argomenti prioritari”.
   
A garantire l’impegno dell’Italia nel sostegno ai paesi in via di sviluppo è stato anche  Luca Maestripieri, direttore generale dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), ricordando che subito dopo la pandemia sono stati realizzati “una miriade di interventi nel settore della salute” ma anche in quelli ad esso collegati, come quello “della disabilita’, della protezione delle madri e dell’infanzia” e poi “la prevenzione e il trattamento delle malnutrizioni” o “della gestione dei rifiuti urbani”. Il dirigente ha ricordato poi il  Fondo Covid-19 che, con una dotazione di 13 milioni di euro, “sta permettendo di sovvenzionare in modo straordinario le organizzazioni umanitarie sul campo, permettendo loro di portare a termine gli interventi” che la pandemia aveva in molti
casi interrotto.
   
Ma nei paesi africani, l’approccio alla pandemia deve essere ribaltato, come ha avvertito Joachim Osur, direttore tecnico di Amref Health Africa: “In Africa molte comunità sono stanche degli effetti del Covid-19 su economia, servizi di base e accesso al cibo. Per noi di Amref la soluzione è passare dall’approccio delle ‘politiche calate dall’alto’ al mettere le comunità al centro del dibattito: solo i leader comunitari, che mediano con le persone e le famiglie, possono davvero aiutare a trovare e soprattutto applicare le misure necessarie a fermare efficacemente ogni pandemia, che si tratti di ebola, malaria o Covid-19″.