Non si ferma la polemica per l’installazione di una grande antenna Iliad nella frazione di Villa Boceto di Campli a pochi metri da una chiesa del 1500 e dal cimitero frazionale.
“Come minoranza abbiamo dapprima chiesto la documentazione in Comune e poi inviato una nota formale alla Soprintendenza per richiedere un parere. L’unico a non aver fatto nulla è il Comune di Campli – dichiarano i consiglieri di Svolta Campli – mentre il comune di Controguerra per una medesima installazione è ricorso al TAR per difendere il suo territorio collinare, trovando anche accoglimento, il Comune di Campli in sessanta giorni ha fatto maturare il silenzio assenso. A Controguerra la politica ha nei fatti dimostrato che l’ente può battersi per la difesa del territorio, certo può anche soccombere al Consiglio di Stato, ma non fare nulla è il peggiore dei modi per tutelare l’ambiente ed i cittadini.”
“Da parte nostra – continuano i consiglieri di opposizione – dopo aver acquisito tutta la documentazione abbiamo chiesto un parere alla Soprintendenza per verificare se siano state rispettate le norme previste in materia di tutela dei beni culturali, tenendo conto che il cimitero comunale può ritenersi ricompreso fra i beni culturali soggetti a tutela ai sensi e per gli effetti dell’art. 10 del D.Lgs. 42/2004, almeno fino a quando non intervenga dichiarazione esplicita, da parte del Ministero dei Beni Culturali, relativa all’inesistenza dell’interesse culturale.
In particolare abbiamo chiesto di verificare se tali presupposti ricorrano anche in riferimento alla fascia di rispetto circostante, visto che la cosiddetta “area di rispetto cimiteriale” nasce, in principio, dalla necessità di tutelare il rispetto e la sacralità del culto dei defunti, accompagnandosi, a questa esigenza, quelle di natura sanitaria.
“Con questa argomentazioni pensiamo che vi siano dei validi argomenti per sostenere che attraverso il vincolo cimiteriale lo Stato disponga anche di una tutela culturale alla zona contermine di 200 metri dal perimetro del cimitero in argomento, esistente da oltre settant’anni, con la conseguenza che all’interno di questa fascia di rispetto e nel caso dell’accertato svolgimento di attività edilizia, sia necessario munirsi della preventiva autorizzazione ex art. 21 del Codice dei Beni Culturali. Sono aspetti tecnici-concludono i consiglieri – che poteva sostenere l’amministrazione comunale invece di trincerarsi inutilmente dietro l’approvazione di un regolamento comunale per le antenne che ha dimostrato alla prima richiesta di installazione tutti i suoi limiti. La logica conseguenza di questo modo di fare è che i cittadini hanno proceduto ad una spontanea iniziativa di raccolta firme contro l’impianto. E noi non possiamo che stare dalla loro parte.”